Famiglia

Istat, madri penalizzate: l’11% non ha mai lavorato

Secondo i dati Istat del Report “Conciliazione tra lavoro e famiglia” il valore dell'Italia è decisamente peggiore rispetto alla media europea (3,7%)

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Istat, madri penalizzate: l’11% non ha mai lavorato

In Italia l’11,1% delle donne con almeno un figlio non ha mai lavorato. Il dato emerge dal Report Istat “Conciliazione tra lavoro e famiglia” e si riferisce al 2018. Un valore decisamente superiore rispetto alla media europea (3,7%). La percentuale sale se si guarda soltanto al Mezzogiorno, dove è una donna su cinque a non aver mai lavorato per prendersi cura dei figli.

Lavora il 57% delle madri con figli piccoli

Nel nostro Paese il tasso di occupazione delle madri tra i 25 e i 54 anni che hanno figli piccoli è del 57% a fronte dell’89,3% dei padri. Dal report emerge che nel 2018 sono complessivamente 12 milioni 746 mila le persone tra i 18 e i 64 anni (34,6%) che si prendono cura dei figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani. I genitori con i figli minori di 15 anni sono oltre 10 milioni e 500 mila.

Oltre un milione di madri ha modificato le proprie condizioni di lavoro

Anche per quanto riguarda le modifiche alla propria vita lavorativa dopo l’arrivo dei figli, le donne risultano in una posizione sfavorevole rispetto agli uomini. Infatti, tra gli occupati con figli fino a 14 anni, nel 2018 il 22,5% ha dichiarato di aver apportato un cambiamento nel proprio lavoro (come ad esempio la riduzione dell’orario) per occuparsi dei figli: si tratta di oltre un milione di madri (38,3% delle madri occupate) ma soltanto di poco più di mezzo milione di padri (11,9%).
Si registrano le quote più alte fra le occupate residenti al Centro-nord (41%), fra chi ha due o più figli minori di 15 anni (41,2%) e con figli in età prescolare (42,6%).

In generale, oltre un terzo degli occupati con responsabilità di cura nei confronti dei figli (35,1%, fra uomini e donne) considera difficoltosa la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della vita familiare.
Per quanto riguarda i padri, al Centro-nord la percentuale di chi ha rivisto il proprio impegno lavorativo è superiore alla media (raggiungendo il 12,7%): il dato in quest’aria è il più alto, in particolare fra gli indipendenti (18,9%) e tra chi svolge una professione qualificata (18%). La quota si ferma al 10% al Sud, tra dipendenti, operai e occupati in professioni non qualificate.

Differenze evidenti in base al titolo di studio

Nelle regioni meridionali si registra la quota più alta di donne che dichiarano di lavorare per motivazioni non legate alla cura dei figli: sono il 12,1%, mentre la media italiana è pari al 6,3% e quella europea al 4,2%. Più alto è il titolo di studio più si abbassa la quota delle madri che non hanno mai lavorato, mentre è più alta quella di chi ha avuto una interruzione lavorativa all’arrivo del figlio. La percentuale è più alta al Nord (61,6%) e tra le donne con almeno la laurea (71,8%). Complessivamente, nel 2018, fra le donne tra i 18 e i 64 anni che hanno avuto figli nel corso della vita, quelle che hanno interrotto l’attività lavorativa per almeno un mese continuativo per prendersi cura dei figli sono quasi il 50%, dato che comprende anche la maternità obbligatoria.